Allestimento fotografico in studio per un famoso mobiletto in plastica. Si tratta del "boby" di Joe Colombo, un carrello per artisti e architetti creato nel 1970 e ora esposto al "Museum of Modern Art di New York" e alla "Triennale di Milano".
Non c'è niente di peggio che un ospite durante la sessione di scatto che con le scarpe sporche passa sul fondale immacolato nell'inquadratura; dopo tocca ripassare gli scatti al photoshop e pulire o scontornare il fondale. Perchè pubblico quindi lo scatto non ripulito?
Perchè non è uno scatto, ma un esperimento di stillife in CGI, realizzato in cad modellato con Blender 3d. E se in fotografia si cerca la perfezione e la purezza evitando la polvere, i difetti e gli artefatti delle lenti, nella computer generated image si cerca invece l'imperfezione. Proprio perchè il rendering è originato da linee perfette e algoritmi l'effetto del realismo lo si ritrova recuperando l'imprecisione tipica del mondo reale. Le impronte sono quindi solo una provocazione.
Oltre allo stillife pubblico una prova di rendering anche di una ambientazione in interno più complessa, sempre con il boby in bella mostra. Con questa ambientazione torno a lavorare su un mio vecchio amore che è la 3d cgi architettonica. Questa visuale riassume alcuni tra gli effetti più importanti di una ambientazione digitale: materiali complessi, diffusione e trasmissione della luce tra gli oggetti, traslucenza, riflessione dei materiali, vista e luce ambientale, profondità di campo.
La cosa sorprendente di un set fotografico in cgi è che ci si ritrova a spostare luci e pannelli colorati proprio come si fa in uno studio fisico. La differenza? Non servono mollettoni, pinze e scotch di carta; soprattutto nessuno calpesterà mai il fondale. Credetemi sono due modi di lavorare molto diversi ma entrambi affascinanti.
Il sito che distribuisce il boby di Joe Colombo: http://www.boby.it
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